S. Castro: Egidio Reale tra Italia, Svizzera e Europa

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Titel
Egidio Reale tra Italia, Svizzera e Europa.


Autor(en)
Castro, Sonia
Reihe
Società, storia e cultura 13
Erschienen
Milano 2011: Franco Angeli
Anzahl Seiten
319 S.
Preis
URL
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Renato Simoni

Il volume di Sonia Castro aggiunge un utile tassello alla conoscenza dei fuorusciti italiani in Svizzera, i cui contorni generali sono stati delineati da tempo nelle opere di riferimento di Elisa Signori e di Mauro Cerutti. Gli studi sull’antifascista pugliese non abbondano – ricordiamo la raccolta di testimonianze Egidio Reale e il suo tempo, Firenze, 1961 –, per cui i risultati di questa nuova ricerca rappresentano un primo punto d’approdo, dopo alcune anticipazioni offerte dall’autrice in articoli precedenti (si veda la bibliografia a p. 310 del libro).

La formazione di Reale si sviluppò lungo tutta la sua esistenza, in contesti diversi: nell’Italia prefascista dove conseguì la laurea in giurisprudenza, in Svizzera come studioso e ricercatore (1926-1945), infine, a coronamento della sua carriera, come ministro plenipotenziario e ambasciatore della Repubblica italiana a Berna nel secondo dopoguerra (1947-1955). Tappe che si snodano in modo coerente lungo i sei capitoli in cui è strutturata questa biografia intellettuale e politica, basata su un’ampia ricerca di prima mano negli archivi pubblici e in diversi fondi privati.

Gli ideali mazziniani, irrobustiti dallo studio delle opere di Gian Domenico Romagnosi, Carlo Cattaneo, Arcangelo Ghisleri, costituirono la bussola del giovane repubblicano, costretto all’esilio elvetico sin dal 1926 con l’amico Randolfo Pacciardi.

Guglielmo Canevascini, Francesco Borella, Giovan Battista Rusca in Ticino, Giuseppe Chiostergi e casa Ferrero a Ginevra, diventano presto essenziali punti di appoggio. Nella cosmopolita città di Calvino egli può allargare la sua propensione agli studi delle relazioni internazionali. Nel neonato Institut des Hautes Études Internationales (HEI) egli si getta su alcuni temi prediletti: l’arbitrato come soluzione pacifica ai conflitti internazionali, l’asilo e il tema die passaporti in un mondo caratterizzato nel primo dopoguerra da un crescente numero di profughi e apolidi, il rispetto dei diritti dell’uomo e l’urgenza di un nuovo concetto di cittadinanza europea, la riflessione sui limiti della sovranità nazionale degli Stati, auspicandone un ridimensionamento.

Questioni che trovarono una prima parziale soluzione solo nel dopoguerra con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e la Convenzione di Ginevra.

Un ulteriore versante della ricerca di Reale, che avrà interessanti risvolti politici proprio a partire dalla sua critica al concetto di sovranità assoluta degli Stati, è il tema del federalismo e lo studio comparato del costituzionalismo europeo. Un campo in cui trova in Boris Mirkine-Guetzévitch un fecondo collaboratore. Ragioni politiche e finanziarie bloccheranno purtroppo il suo progetto di raccolta del diritto dei singoli Stati, attraverso il Centre d’information législative international. Esse non gli impediranno però di sviluppare questi temi come insegnante sia all’HEI sia all’Accademia di diritto internazionale dell’Aja.

La resistenza alla minaccia fascista costituisce il fulcro della sua attività intellettuale e politica tra le due guerre. Essa passa pure dallo studio del regime mussoliniano rispetto alle dittature tradizionali. Anche in questo campo, Reale ha modo di abbozzare alcune intuizioni e problematiche che troveranno futuri riscontri storiografici: la natura totalitaria del regime, l’organizzazione del consenso, l’importanza dell’ideologia e del partito.

Ginevra non è solo sede di prestigiosi organismi internazionali come la Società delle Nazioni e l’Ufficio Internazionale del Lavoro, ma anche di un’importante colonia italiana che mostra eccezionali capacità di resistenza di fronte ai tentativi di fascistizzazione delle istituzioni scolastiche e culturali all’estero voluta da Roma. La composita comunità italiana, grazie anche al sostegno di noti esponenti politici locali (Jacques Dicker, Léon Nicole, Adrien Lachenal), difende a lungo le proprie istituzioni dal controllo del regime, facendo fronte comune attraverso la Ligue Italienne des Droits de l’Homme. Non si tratta solo di difendere la libertà di associazioni come la Dante Alighieri, ma anche di convogliare le proprie energie in progetti ambiziosi: ne è il simbolo la costruzione della colonia estiva italiana a Saint-Cergues (Alta Savoia), volta a sottrarre i giovani alla tutela fascista. Il clima politico, man mano che ci avviciniamo alla guerra, si fa pesante anche in Svizzera, e lo sarà ancor di più a partire dalla primavera del 1940. Ricordiamo che, come altri esuli, Reale gode di un permesso di soggiorno rinnovabile periodicamente e che le ingiunzioni di Berna limitano fortemente la possibilità di esprimersi pubblicamente e liberamente sulla politica degli Stati vicini. Se l’attività pubblicistica di Reale ne risente, quella politica alla testa della direzione del Partito Repubblicano, trasferita da Parigi a Ginevra, si fa più intensa. La sua propensione ad unire pensiero e azione, il suo senso di umanità e di solidarietà, lo portano ad un impegno crescente a sostegno dei rifugiati politici, affluiti in massa dopo l’8 settembre 1943. La sua amicizia con Salvemini, esule negli Stati Uniti, gli permette di fare da tramite nella raccolta di fondi destinati ai profughi e di collaborare all’attività del Comitato Svizzero di Soccorso Operaio di Lugano. Su un altro fronte lo troviamo impegnato nella “diplomazia partigiana” e nella preparazione dell’Italia del futuro, attraverso un’azione a tutto campo tra i rifugiati in Svizzera.

Nel 1942 egli ha aderito al Partito d’Azione, visto come terza forza che dovrebbe riunire democratici, repubblicani, socialisti in un profondo rinnovamento politico. Con l’avvicinarsi della fine del conflitto si manifestano però le prime incrinature nella costruzione di un progetto democraticofederalista europeo; la disillusione sul corso politico in Italia nell’immediato dopoguerra lo porta con grande amarezza a dare le dimissioni dal Partito.

È a questo momento che si apre l’ultimo capitolo della sua vita pubblica (e anche del libro di Sonia Castro), come ministro plenipotenziario e, dal 1953, come ambasciatore della Repubblica italiana in Svizzera, paese verso il quale nutre una profonda riconoscenza, che esprime attraverso la sua opera La Svizzera. Un piccolo popolo, un grande esempio: un elogio alla neutralità, alla democrazia, alla libertà e al federalismo elvetici, temi che erano in parte stati oggetto di sue lezioni presso la Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona.

Nel suo nuovo compito è confrontato con la prima ondata migratoria di massa,
questa volta per ragioni economiche, e Reale non smentisce la sua umanità e sensibilità sociale di fronte alle condizioni di vita di molti italiani che affluiscono in Svizzera. Particolarmente preoccupante sembra essere la situazione nel mondo agricolo, che non esita a denunciare: «certains paysans font travailler ces ouvriers 14 heures par jour et les traitent comme des nègres» (p. 297). I suoi interventi per far rispettare e migliorare le norme di lavoro si scontreranno però con la potenza del “piccolo Stato”, la cui classe politica sembra più attenta alle esigenze degli ambienti economici. Nel 1955, per raggiunti limiti di età, lascia la carica diplomatica con la convinzione di aver svolto il proprio dovere fino in fondo ed aver potuto aiutare migliaia di connazionali. Tre anni più tardi muore improvvisamente a Locarno, in casa del suo amico Giovan Battista Rusca.

Nel suo complesso, il libro di Sonia Castro ci restituisce un equilibrato profilo di un personaggio finora poco studiato nella sua molteplice attività e getta utili sprazzi di luce su una rete di relazioni personali di alto livello umano e intellettuale, che egli seppe coltivare e che segnarono una generazione di “spiriti liberi”. Gli ambiziosi progetti di Reale si scontrarono spesso con un ostico contesto nazionale e internazionale, che l’autrice cerca di ricostruire, talvolta in modo convincente – pensiamo al capitolo sull’attività scientifica – altre volte in modo un po’ sommario, e ci riferiamo al contesto svizzero degli anni Trenta o a quello dell’immediato dopoguerra in Italia.

Alcuni temi e progetti della ricerca di Reale conservano una grande attualità, anche se i tempi ci sembrano altrettanto difficili per la loro soluzione pratica.

La biografia del personaggio, con poche essenziali pennellate, ci restituisce anche il suo profilo umano, o perlomeno gli aspetti che ce lo rendono ammirevole: riservato e umile, ma anche dotato di elevate ambizioni e di convincenti capacità oratorie; uomo di saldi principi, coerente, ma non dogmatico; esigente con se stesso e generoso con gli altri.

Un piccolo appunto, che contrasta con il giudizio positivo su questa ricerca, è la scarsa cura della sua redazione: troppi sono gli errori di trascrizione e di stampa. Essi non incidono sulla comprensione del discorso, ma risultano fastidiosi, soprattutto quando ricorrono nelle citazioni di fonti storiche. Una rilettura più attenta del testo l’avrebbe reso ancora più gradevole.

Zitierweise:
Renato Simoni: Recensione di: Sonia Castro, Egidio Reale tra Italia Svizzera e Europa, Milano, Franco Angeli, 2011. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 154, pagine 157-159.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, Vol. 154, pagine 157-159.

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